Corteo Storico

Il primo Corteo Storico andrettese è la rievocazione in costume della visita fatta da Gian Vincenzo Imperiale ad Andretta (19 aprile 1633) nell’ambito del più lungo viaggio che lo aveva portato da Genova, attraverso Napoli, a visitare i paesi e le terre del feudo di Sant’Angelo dei Lombardi acquistato nel 1631. L’entusiasmo dell’accoglienza e l’allegria della comunità si coglie nelle pagine del diario di viaggio dell’Imperiale. La visita ad Andretta di Gian Vincenzo Imperiale ha da sempre coinvolto quasi interamente la cittadinanza andrettese, pertanto è nato l’ambizioso progetto di creare il corteo storico, nel quale sono riscontrabili due aspetti importanti per la comunità: rivivere una pagina della propria storia e rappresentare scenograficamente un evento significativo della propria vita. Attratti dal fascino di un passato non troppo lontano, attraverso il corteo storico rivisitiamo un episodio della nostra storia che ha inciso sul modo di vedere e di far conoscere la storia del nostro paese. Oltre che da un’intensa attività organizzativa di studio e di lavoro, il corteo storico andrettese, ha avuto anche una fase promozionale e di pubblicizzazione attraverso la Stampa prima che vi ha dedicato ampi servizi e da apposita conferenza stampa la quale si è svolta il 9 agosto 2006 presso la sede della Provincia di Avellino. Il 12 agosto è stata rievocata la visita dell’Imperiale attraverso: l’applicazione di un annullo speciale filatelico sulle cartoline predisposte per l’occasione e l’illustrazione del corteo storico nella mattinata e quindi la sfilata dello stesso nel tardo pomeriggio, affiancandovi l’apertura delle botteghe e taverne d’epoca. Le manifestazioni si sono concluse nella tarda serata nella centrale piazza F. Tedesco dove il sindaco e il presidente della Pro Loco Andretta, alla presenza di un numeroso pubblico, hanno ringraziato tutti per la partecipazione. All’inizio del XVII secolo, epoca storica dove si colloca il Corteo per l’accoglienza del nuovo feudatario, il nobile genovese Gian Vincenzo Imperiale, da parte della popolazione di Andretta, si era aperto con una grave crisi. Le guerre che avevano insanguinato l’Italia, causate dalla rivalità tra Francia e Spagna per il predominio sulla penisola, avevano visto il prevalere della maggior potenza della cristianità, la Spagna. Oltre ad esercitare il predominio politico, la Spagna influenzò anche la morale e la moda. Finita con la Controriforma la moda libera, gaia, seducente del Rinascimento, il rigore bigotto dei re spagnoli, quel fondo di tetra malinconia sempre latente nel carattere degli Asburgo, portò uno stile severo, che costringeva il corpo, soprattutto quello femminile, in abiti pesanti, dalla gonna a campana e dal corpetto rigido e privo di curve. Nella moda spagnola, espressione di una società chiusa e tenacemente conservatrice, prevale il nero. Anche l’Imperiale vestiva severamente di nero alla spagnola, sinonimo di eleganza e serietà. La lunga sciarpa che egli portava dalla spalla destra al fianco sinistro, annodata da un gran fiocco e ornata di frange d’oro, testimoniava la fedeltà della sua casata al Re di Spagna. I costumi realizzati per il Corteo Storico di Andretta traggono spunto da una vasta ricerca iconografica. La ricchezza degli abiti è, però, difficilmente imitabile: per ovvi motivi economici e per la distanza tra il nostro gusto moderno, selettivo e stilizzato, e la fantasia di un’epoca che prelude al barocco e che affidava all’abito il compito di testimoniare uno status e un’identità. Ancora nella prima metà del ’600, l’influenza della moda spagnola dell’abito austero, scuro e dalla linea geometrica nella quale si rifletteva anche la religiosità tormentata dei reali e della Controriforma, si faceva sentire in tutto il Mezzogiorno d’Italia, tra la nobiltà o tra chi per censo poteva vivere more nobilium. In verità in rigore dell’abito si stemperava nella preziosità dei tessuti e la semplicità della linea si nascondeva sotto un sovraccarico di costosissime trine, galloni, merletti d’oro e di argento, spie non troppo discrete della collocazione sociale. Molti cittadini hanno il nome preceduto dall’aggettivo nobilis, molto spesso hanno titoli accademici, e sono i cosiddetti nobili viventi, cittadini che vivevano in una condizione di benessere economico. Gli abiti per questi Signori e per le donne delle loro famiglie, sono state realizzati secondo i canoni della moda della prima metà del Seicento, calati nella realtà storica di Andretta, che, nella linea ancora rigida del busto, nell’uso del guardinfante e dei colori scuri, in particolare per gli uomini, risentiva dell’influenza della imperante moda spagnola. Pur dando un’immagine di ricchezza, i tessuti usati sono quasi tutti di cotone, ben lontani dai sontuosi damaschi di seta, dai broccati di argento e di oro, dai tessuti di seta controtagliati dei nobili di sangue o della ricca borghesia cittadina. Il preesistente interesse per il tema e l’insieme delle conoscenze acquisite nel tempo hanno consentito, in assenza di qualsivoglia fonte iconografica coeva, di dare forma anche al costume popolare di Andretta del XVI-XVII secolo, quale si rappresenta attraverso i colori, la pluralità dei capi e la ricchezza degli ornamenti nei protocolli notarili dell’Archivio di Stato di Avellino. Un accurato studio dell’abbigliamento dell’epoca (600) è stato condotto dalle signore Giovanna Ciaraldi e Annamaria Fanello. Quest’ultima ha inoltre disegnato, con cura e maestria, anche i vari vestiti da indossare dai figuranti andrettesi, calandoli nella realtà locale. Gli abiti storici sono stati poi, con stoffe scelte ed offerte, in massima parte, dalla signora Ciaraldi, confezionati in Andretta, in apposito locale da sarte e collaboratori vari, sotto l’impareggiabile direzione e guida artistica e tecnica delle signore Giovanna Ciaraldi e Nina Strazza.